L’Artrosi
Il termine artrosi deriva dal greco: ἄρϑρων (àrtron), articolazione, ed -osi che sta ad indicare un aumento della quantità di “osso”
L’artrosi rappresenta quindi un processo. La malattia, infatti, è determinata dall’ utilizzo dell’articolazione che colpisce, una sorta di usura dovuta sia al “consumo” sia all’invecchiamento delle articolazioni, soprattutto quelle sottoposte a maggior carico.
Possono esserne colpite la colonna vertebrale, anche le ginocchia, così come i piedi, le anche, le spalle e le mani.
Questa patologia è causata dalle sollecitazioni continue a cui sono poste le superficie articolari e la cartilagine. E’ soprattutto il ruolo della cartilagine quello che viene a mancare nei processi di artrosi: quando si usura e si fissura, infatti, l’osso viene esposto alla sinovia, che è il liquido che compone le articolazioni. Questo fa si che si inneschi una risposta infiammatoria, consentendo l’attrito tra le articolazioni che rispondono a questi fattori incrementando anche lo spessore.
Tutto ciò provoca un circolo vizioso in cui la cartilagine si rovina, perde di elasticità e quindi diviene maggiormente erosibile. Questo può portare ad una diminuzione dello spazio tra un osso e l’altro, lo spazio articolare, incrementando fenomeni di attrito tra i capi articolari: questo porta quindi al processo infiammazione-dolore-infiammazione-disuso-gonfiore-rigidità.
La cartilagine “rotta”, permettendo lo scorrimento del liquido sinoviale sull’osso stesso, può creare dei piccoli “buchi” nell’uso, i cosiddetti geoidi. La risposta dell’osso però, non tarda ad arrivare e consiste in un ispessimento dello strato superficiale (sclerosi). Ecco qui i 4 segni dell’artrosi:
- Erosione della cartilagine con produzione di osteiti (becchi artrosici)
- Geoidi
- Sclerosi delle sovrapposte superfici articolari
- Riduzione dello spazio articolare
Sintomi dell’artrosi
Non è un caso che i sintomi dell’artrosi si manifestino età adulta-anziana. In Italia si stima siano colpite oltre 6 milioni di persone, sia uomini che donne.
Seppur correlata all’invecchiamento, ci sono alcuni fattori che possono amplificare o favorire la comparsa dell’artrosi:; in base a quello che abbiamo detto sopra, infatti, l’obesità gioca un ruolo importante aumentando le sollecitazioni ed il carico sulle articolazioni. Ma non solo.
Ci sono in gioco anche fattori genetici, fattori legati alle professioni svolte, sport praticati, uso continuo e ripetuto di alcune articolazioni (pensiamo ai dattilografi o ai piastrellisti), posizioni forzate (idraulici), fino al ruolo che possono giocare malattie importanti come le artriti.
Ma quali sono i sintomi più comuni?
Tutti abbiamo avuto modo id venire in contatto con i sintomi dell’artrosi: un nonno, un amico più anziano di noi o un conoscente. Il dolore è un dolore prevalentemente di tipo meccanico: la rigidità e la limitazione funzionale nell’utilizzo di un articolazione sono i sintomi più frequenti, insieme al dolore durante la movimentazione dell’articolazione stessa. Il dolore è spesso causato, anche, dalla produzione dei becchi artrosici (osteofiti) che sono la risposta dell’osso ad un maggior carico o ad una distribuzione diversa del peso: questi becchi vanno a “scorticare” i capi muscolari che li vicino passano, ledendoli e ferendoli, impedendone lo scorrimento pulito. E generando dolore.
Per questo il dolore aumenta con l’uso dell’articolazione (si dice che il dolore dell’artrosi aumenta con il movimento), e quindi scompare la sera e non c’è al mattino al risveglio. Questa è la differenza che spesso si nota con un dolore di tipo infiammatorio o artritico che, invece, scompare con il movimento ed aumenta a riposo. Per questo il riposo è parte integrante della terapia dell’artrosi.
I becchi atrofici, di cui abbiamo detto sopra, oltre a ledere i muscoli (che vi “strusciano” e si infiammano) possono andare a colpire anche i nervi ed i vasi sanguigni provocando dolori di tipo differente, come avviene sulle faccette articolari della colonna vertebrale (che noi andiamo a trattare con l’ossigeno-ozonoterapia).
La diagnosi
Come per tutto, è fondamentale una accurata visita medica con l’esame obiettivo dell’articolazione indicata. Si possono valutare le deformità (i bozzi), il dolore durante un movimento o meno, il tipo di dolore in base al tipo di movimento effettuato, quanto è limitato il movimento priva di avvertire dolore ecc ecc.
L’esame principale resta però la radiografia (RX) della parte da studiare che può mostrare i quattro segni dell’artrosi sopra descritti, oltre altri segni di interesse radiologico.
Terapia
Molti benefici si ottengono dalla terapia infiltrativa, sia con cortisonici che con Acidi Ialuronico (oggi ne sono presenti molti diversi sul mercato che debbono essere manovrati sapientemente dal terapista perchè possono dare ottimi risultati se usati nel modo giusto). Questi ultimi hanno lo scopo di “lubrificare ” l’articolazione colpita, con benefici di tipo meccanico, che possono durare da pochi mesi a 612 mesi in base al protocollo utilizzato.
Una terapia che si è mostrata molto utile nell’alleviare i dolori e nell’aiutare il paziente a ridurre la degenerazione artrosica è senz’altro quella con ozono: si tratta di alcune infiltrazioni intra articolari o nei dintorni della stessa, che oltre al ruolo antinfiammatorio hanno una componente di rivascolarizzazione riattivando il microcircolo locale.
Infine, ultimo arrivato nello strumentario medico, il Plasma ricco di piastrine, detto anche Pappa piastrina, o PrP, in cui il ruolo fondamentale è dato dalla capacità delle piastrine di riparare le lesioni presenti. In alcuni cosi, si è avuta evidenzia non solo di arresto della malattia, ma anche di miglioramento, grazie all’arricchimento con fattori di crescita.
Spesso, a questa terapia, si può aggiungere la terapia con cellule staminali prelevate dal paziente stesso (su questo la letteratura medica è in corso di evoluzione).
Quando tutto questo non funziona, l’unica terapia che rimane è quella chirurgica che consiste nella pulizia dell’articolazione e e nella sostituzione dei capi ossei con una protesi. Le protesi moderne sono compatibili con le risonanze magnetiche, sono anallergiche, durano nel tempo, sebbene possano essere sostituite dopo 20-30 anni di utilizzo.
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